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Giulio, a 3 anni non si può perdere la vita per una polpetta


Il piccolo Giulio, di Campobasso, si trovava al centro commerciale Ikea di Bari con la sua famiglia quando i suoi genitori decisero di fermarsi al ristorante del noto centro commerciale svedese. Tutto sembrava procedere per il meglio fino a quando il piccolo andò a mangiare una polpetta.

Era il 20 agosto 2013 quando accaddero i fatti. Sul caso si aprì anche una indagine che però fu archiviata presto ma i genitori non ci sono stati e hanno preteso che sia fatta giustizia. Per questo adesso grazie agli avvocati Mario e Carlo Pietrunti, legali rapppresentanti del bambino, il caso potrebbe finalmente riaprirsi.


Il gip di Bari ha accettato la richiesta di opposizione della famiglia. “Il provvedimento del gip barese poggia su attenti profili tecnici e giuridici, in linea con la proposta di opposizione, avverso una sin troppo frettolosa richiesta di archiviazione” – così spiegano i legali del bambino deceduto.

Non solo. Quanto disposto mira appunto ad accertare responsabilità sia del personale in servizio quel giorno al ristorante dell’Ikea di Bari sia dei sanitari del 118. Infatti dopo l’autopsia effettuata sul bambino pare che non siano state fatte altre indagini mirate a capire che cosa sia effettivamente successo e se sussistano delle responsabilità, così affermano i due legali.

Per gli avvocati Pietrunti “esistono accadimenti che avrebbero potuto e dovuto essere impediti ed evitati con il solo utilizzo di una adeguata diligenza e del rispetto delle norme di protezione e di garanzia”.

Secondo gli avvocati della famiglia ci sarebbero stati alcune omissioni molto gravi, tra le quali “una tempestiva allerta dei soccorsi medici, un’adeguata preparazione del personale Ikea addetto al primo soccorso, una corretta tenuta della cassetta di primo intervento, la messa a disposizione dei defibrillatori, il pronto utilizzo degli stessi, una precisa attribuzione di codice di triage del 118, un fedele funzionamento e rispetto del protocollo di intervento, l’immediato trasporto del piccolo all’ospedale pediatrico Giovanni XXIII, a soli 700 metri dal grande magazzino svedese”.

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