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Coccinella, libellula, lucciola… tutto quello che c’è da sapere sui piccoli insetti estivi

Durante le notti stellate, questo scarabeo bioluminescente trascorre il tempo svolazzando sopra cespugli o prati, da qui il suo soprannome di lucciola. Lo scrittore fiorentino Dante trovò il suo nome dopo il 1300, chiamandola lucciola (la piccola luce) nell’Inferno, prima parte della Divina Commedia. Questa parola italiana divenne lufly in francese a partire dal XVIII secolo. La luce prodotta può essere gialla o verde. La frequenza e l’intensità dei lampi dipende dalla specie e dal sesso. Il maschio cerca così di farsi notare da una femmina sdraiata a terra. Questa (la lucciola stessa) è spesso incapace di volare. Risponde – o no – alle sue chiamate faro.


La forbicina, arrivò ad afferrarla
Fin dal Rinascimento gli uomini si appassionarono alla forficula (dal latino forficula, piccole forbici). I suoi due uncini a forma di tenaglia ricordano le pinzette allora usate dall’orafo per forare il lobo dell’orecchio. L’insetto fu quindi soprannominato forbicina dal 1564. Secondo un’altra spiegazione, la spiga designerebbe, infatti, un quarto di albicocca. Questo onnivoro notturno, ghiotto di frutta e di afidi, è molto apprezzato dai bambini per il suo aspetto inquietante e per il suo nome spesso frainteso. Naturalmente non entra mai nel padiglione di un dormiente per forargli il timpano! I suoi artigli (o cerques) servono a respingere un aggressore, se ha il tempo di girarsi…

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